I defunti, in basso a sinistra, i cui scheletri riacquistano progressivamente consistenza fino alla completa reincarnazione, sono svegliati dal lungo sonno dalle trombe degli angeli. Questo gruppo è concluso, verso l’angolo, dalla figura di Biagio da Cesena, cerimoniere papale che aveva giudicato l’opera di Michelangelo degna di una sala da bagno o di una osteria: per vendicarsi, l’artista lo aveva rappresentato con le sembianze di Minosse, uno dei giudici dell’aldilà nella mitologia greco-romana, nell’atto d’indicare ai dannati il girone cui erano destinati, attraverso il numero delle spire di serpente avvolte sul suo corpo. L’opera fu iniziata nel maggio del 1508, subendo un’interruzione di circa un anno, dal settembre del 1510 all’agosto del 1511. Le Storie di Mosè, che comprendevano in origine otto riquadri ciascuno presentato da un titolo nel fregio superiore, iniziavano dalla parete d'altare con la Nascita e il Ritrovamento di Mosè del Perugino, affresco andato perduto al tempo della realizzazione del Giudizio Universale di Michelangelo. Michelangelo, nel corso dei suoi primi interventi nella Cappella Sistina, non poteva sapere che dopo trent’anni avrebbe dipinto sulla parete di fondo il Giudizio Universale, una delle rappresentazioni più commoventi e coinvolgenti della storia dell’arte umana. Si tratta dei vani tentativi di Satana nei confronti del Cristo (sfida a trasformare le pietre in pani, a gettarsi dall’alto di un tempio facendosi salvare dagli angeli, offerta di tutte le bellezze del mondo mostrategli dall’alto di una rupe) per spingerlo ad adorarlo (Matteo 4,1-11).Al centro è la purificazione di un lebbroso secondo il rito ebraico.Da notare, sullo sfondo, la facciata dell’Ospedale di Santo Spirito, tra l’attuale via della Conciliazione ed il Tevere, costruito da papa Sisto IV.La "Vocazione dei primi apostoli" è del Ghirlandaio ed illustra alla lettera il testo biblico (Matteo 4,18-22), rappresentando Gesù che invita i fratelli pescatori Pietro ed Andrea (a sinistra) ad inginocchiarsi davanti a Lui (in primo piano) e chiama a sé Giacomo e Giovanni che si trovano su una barca (leggermente in alto a destra).Il "Discorso della montagna" (Matteo 5,1-12), attribuito a Cosimo Rosselli, rappresenta: a destra la guarigione del lebbroso (Matteo 8,1-4); a sinistra Cristo mentre pronuncia le famose "beatitudini". Esso doveva anche costituire il simbolo della ritrovata supremazia del Papato dopo i tragici avvenimenti del 1527, in cui la città era stata messa al sacco dalle milizie mercenarie tedesche dei Lanzichenecchi, e dopo la crisi luterana che tanto aveva scosso l’autorità della Chiesa di Roma.Il primo atto di Michelangelo era stato quello di foderare la parete interessata con un muro di mattoni leggermente inclinato in alto verso l’aula (26 centimetri), in modo che la polvere si depositasse meno facilmente sulla superficie e si potessero correggere visivamente le deformazioni prospettiche. La Cappella venne inaugurata solennemente da Giulio II il primo novembre del 1512.Il programma iconografico si riconnette ai temi dipinti sulle pareti laterali, illustrando la lunga attesa dell’umanità per la venuta di Cristo, le profezie che preannunciarono questo evento e la genesi della Creazione del mondo. Iniziando dalla parte dell’antico ingresso si trovano:- a destra, "Giuditta e Oloferne": è qui illustrato il momento in cui la giovane fanciulla ebrea, fatto ubriacare e ucciso il generale assiro Oloferne, che aveva avuto ordine dal re babilonese Nabucodònosor di muoverecontro l’esercito israeliano, ne consegna la testa alla sua ancella (Giuditta 13,8-10);- a sinistra, la vela con l’episodio di "Davide e Golia": durante la guerra tra Ebrei e Filistei, il giovane Davide ebbe il coraggio di battersi contro il gigante Golia, che aveva giurato che avrebbe ridotto il popolo ebraico in schiavitù, se fosse riuscito a sconfiggere l’esercito giudeo (1 Samuele 17,41-51).Verso la parete del Giudizio, le vele rappresentano:- a destra, il "Serpente di bronzo", a rievocare l’episodio biblico in cui il Signore inviò serpenti contro gli Israeliti; essi infatti, marciando verso la terra promessa, scoraggiati dalle fatiche, avevano suscitato contro di loro la Sua ira e quella di Mosè (Numeri 21,8); pentitosi del suo comportamento, il popolo in marcia nel deserto fu perdonato: Iddio disse dunque a Mosè di foggiare un serpente di bronzo; chiunque, dopo essere stato morso da un serpente, lo avesse guardato, si sarebbe salvato;- a sinistra, la "Punizione di Amàn", episodio tratto dal libro di Ester, che ricorda la morte di un giovane visir di nome Amàn; questi aveva fatto promulgare un editto contro gli Ebrei, in base al quale chiunque non si fosse inchinato di fronte al re sarebbe stato ucciso.
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